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La città del Leone. Brescia nell’età dei comuni e delle signorie

di Redazione
1 Nov, 2022
1979

Una rassegna che attraverso 120 opere per la prima volta indaga una fase storica fondamentale per la costituzione dell’identità della città e del suo territorio, prendendo in esame un arco cronologico che parte dalla seconda metà del XII secolo al 1426, anno della dedizione di Brescia alla Repubblica di Venezia.

Primo significativo appuntamento museale del programma di Bergamo Brescia. Capitale italiana della Cultura 2023, la mostra vuol sensibilizzare la cittadinanza nei confronti del proprio passato attraverso l’analisi di un periodo storico per la prima volta presentato al grande pubblico in un racconto avvincente costruito su materiali in buona parte inediti o poco noti.  Un’epoca segnata da importantissime trasformazioni in cui la città crea la sua forma e identità dal punto di vista architettonico, fissando il baricentro nella piazza su cui affacciano il palazzo comunale e le cattedrali, e anche sul versante politico affermando il suo primato nel territorio. Esplorando l'origine e l'evoluzione di quegli elementi che ne hanno forgiato il carattere sarà indagata la nascita di alcuni simboli civici arrivati fino ai nostri giorni: dallo stemma del leone rampante, vero emblema identitario urbano reso celebre da Carducci che lo associò all’eroismo della città martire delle Dieci giornate, fino ai culti civici dei santi Faustino e Giovita, delle Sante Croci e della Vergine che hanno una posizione centrale nella devozione civica di Brescia medievale e ritmano tutt’ora il calendario delle festività cittadine.  



A cura di Matteo Ferrari, ricercatore all'École Pratique des Hautes Études di Parigi, la rassegna offrirà al visitatore un percorso con una ricchissima esposizione di opere, tra sculture, pitture, documenti d’archivio e manoscritti miniati, monete e oreficerie: una narrazione che illumina non soltanto le vicende della città e del suo territorio nel corso di tre secoli cruciali, ma alla luce degli orientamenti più̀ recenti della storiografia, anche i diversi aspetti di quello spazio fisico, sociale e culturale che, durante questo periodo, si trasforma profondamente per assumere alcuni tratti che lo contraddistinguono ancora oggi. Il racconto di tale epoca, della quale anche le istituzioni civiche sono protagoniste, è basato su opere provenienti da fondi archivistici, bibliotecari e museali della città e del territorio, che valorizzano il ricco patrimonio locale con prestiti che solo eccezionalmente possono essere esposti al pubblico per ragioni conservative, come i materiali pergamenacei e cartacei, o legate al culto, come i preziosi reliquiari delle Sante Croci e la Croce del Campo provenienti dal tesoro della cappella delle Sante Croci di Brescia. Questo nucleo è poi arricchito da alcuni fondamentali apporti provenienti da istituzioni italiane ed estere, che consentono di evocare in mostra altri episodi e nomi legati al periodo storico analizzato, vedi la cappella di San Giorgio in Broletto con le pitture di Gentile da Fabriano, presente in mostra con “La Madonna dell’umiltà”, prestito del Museo Nazionale di San Matteo di Pisa. 

Accanto a opere di pittura e scultura, sarà dato largo spazio a prodotti più insoliti, dal valore documentario evidente: dai registri d’archivio ai diplomi imperiali, spesso connotati da componenti estetiche di rilievo come le matrici di sigillo e le monete sulle quali sono riprodotte anche l’effigie del leone e quella dei santi patroni, anche questi fruibili per la prima volta ai visitatori. La rassegna rappresenta anche un arricchimento e un ampliamento importante della sezione del museo dedicata all'età comunale ed è quindi un’opportunità unica per il pubblico di avere una visione d’insieme di un periodo mai realmente esplorato nella sua complessità e grandezza: per questo la visita della mostra non può dirsi completa senza l’approfondimento del Museo di Santa Giulia.

Il percorso della mostra

Divisa in quattro sezioni, caratterizzate da quattro colori diversi che connotano in modo suggestivo l’allestimento, la rassegna è organizzata attorno a nuclei tematici e cronologici che, distinti sulla base delle diverse forme di governo alternatesi alla guida della città, si incatenano seguendo il ritmo dettato dalla linea del tempo che accompagna il visitatore.  Il percorso espositivo propone fianco a fianco reperti assai diversi per materialità e provenienza che offrono un approfondimento sull’evoluzione della società bresciana, la definizione del nuovo volto urbano e monumentale, i mutamenti documentari connessi alle pratiche amministrative, gli sviluppi della religione civica, l’impiego dell’immagine ai fini della comunicazione politica e il ruolo delle componenti materiali e delle tecniche pittoriche nella trasmissione di messaggi ideologicamente orientati. 

Alla mostra ha lavorato un prestigioso comitato scientifico, formato da esperti riconosciuti dell’arte e della società basso-medievale, che ha avuto un importante ruolo operativo nella realizzazione tanto del progetto espositivo che della redazione del catalogo: oltre al curatore Matteo Ferrari, la ricercatrice indipendente Vittoria Camelliti; Vincenzo Gheroldi, dell’Università di Bologna; Giuliano Milani, dell’Università Gustave Eiffel di Champs-sur-Marnes; Fabrizio Pagnoni, dell’Università degli Studi di Milano; Pierfabio Panazza, dell’Ateneo di Scienze, Lettere e Arti di Brescia.

La mostra si apre con la sezione Brescia nella Lombardia del XII secolo: l’origine del Comune” in cui la città consolida la sua autonomia negli anni delle lotte contro il Barbarossa con la Battaglia di Legnano (1176) e la successiva pace di Costanza (1183)che sanciscono la definitiva affermazione del Comune come ente dotato di autonomia politica e giuridica evocate in mostra, oltre che da documenti prodotti dalla cancelleria imperiale e comunale, da opere come Il giuramento di Pontida di Giuseppe Diotti prestito della Pinacoteca di BreraIl carroccio. La battaglia di Legnano di Massimo Tapparelli D’Azeglio, proveniente dalla Galleria di Arte Moderna di Milano e La pace di Costanza di Giuseppe Bossi dal Gabinetto dei disegni del Castello Sforzesco. Si tratta di un periodo di fermento tanto sul piano politico, che su quello religioso come testimonia l’insorgere di movimenti pauperistici nei quali s’iscrive anche la predicazione di Arnaldo da Brescia, rappresentato all’inizio della sezione dalla scultura Arnaldo da Bresciadi Odoardo Tabacchi. 

A questa segue la seconda sezione, Il Comune libero”, interamente consacrata alla fase di maturità dell’istituzione comunale, tra la fine del XII e la fine del XIII secolo, epoca a cui risalgono i segni più evidenti dell’azione delle magistrature cittadine, sia nel tessuto urbano che nel territorio, sul piano documentario e su quello artistico. A Brescia si apre allora una nuova piazza del mercato, si allargano le mura per includere gli insediamenti sorti a ridosso del centro sul lato orientale, si costruisce un primo palazzo civico accanto alla cattedrale. L’istituzione comunale si dota anche degli strumenti necessari all’esercizio della sua potestà (il vessillo, il sigillo, la moneta) e manifesta la sua presenza nell’ambito urbano attraverso l’esposizione di iscrizioni che documentano il proprio operato e le proprie prerogative di governo. È in questi anni che il Comune di Brescia adotta un proprio stemma, che si fissa sicuramente entro gli inizi del Trecento nella forma ancora oggi in uso - un leone azzurro in campo bianco - destinato a divenire il vero segno distintivo della città. Tra le opere di questa sezione l’elmo morione con la Santa Croce, i santi Faustino e Giovita e lo stemma del comune di Brescia, la matrice del sigillo del comune di Brescia a confronto con quelli dei comuni di Padova, Verona, Cremona, la Stauroteca della Santa Croce del tesoro delle Sante Croci del Duomo vecchio di Brescia, lo Stemmario trivulziano, la più antica raccolta di stemmi conservata per la Lombardia. 

La terza sezione, La città dei Signori” mette invece l’accento sulle signorie che si sono alternate alla guida della città in un ‘lungo Trecento’ inaugurato dalla scalata al potere della famiglia bresciana dei Maggi e chiuso dall’installazione a Brescia della corte di Pandolfo Malatesta, capitano dell’esercito di quei Visconti che nel 1337 avevano assorbito la città nel loro dominio. In questo contesto benché di breve durata, la signoria dei Maggi lascia comunque segni importanti in città. Impiegando le arti per costruire la propria immagine e legittimare il proprio ruolo di governo, i signori fanno infatti appello ad artisti dalle capacità espressive non comuni, portatori di un linguaggio innovativo come lo scultore veronese noto come Maestro di Santa Anastasia che a Brescia realizza alcune fra le sue prime opere e di cui sono presenti in mostra la Statua per fontana con ritratto di vescovo,conservata al Museo di Santa Giulia,e il tabernacolo con Cristo in passione tra la Madonna e San Giovanni evangelista, proveniente da Palazzo Maffei Casa Museo di Verona, nonché il sarcofago di Corrado Fogolini, concesso dal Museo Civico Medievale di Bologna. All’età viscontea risalgono le prime attestazioni certe dello stemma cittadino e la prima “veduta” della città, consegnataci da un prezioso manoscritto confezionato per i Visconti, oggi conservato a Parigi. In questa sezione è esposta anche la Madonna dell’Umiltà di Gentile da Fabriano, dal Museo Nazionale San Matteo a Pisa, scelta come immagine della mostra in quanto evocativa degli splendori della perduta cappella intitolata a San Giorgio all’interno del Broletto, divenuta la residenza del signore. La sua decorazione affidata a Gentile Da Fabriano suscitò l’ammirazione dei contemporanei anche per lo sfarzo dei materiali impiegati per le sue pitture, di cui oggi sopravvivono solo pochi frammenti. Sempre in questa sezione si potrà ammirare, tra altri preziosi reperti, la medaglia di Antonio di Puccio Pisano, detto Pisanello raffigurante Sigismondo Pandolfo Malatesta Malatesta in armi tra le sue imprese e un preziosissimo codice miniato confezionato per Pandolfo III oggi conservato alla Biblioteca Gambalunga di Rimini. 



La quarta e conclusiva sezione, Il mito Otto-novecentesco di Brescia medievale” è dedicata a un’epoca di vivace riscoperta del passato medievale di Brescia. Una scelta, quella di ricorrere a testimonianze successive al periodo medievale che vuole aiutare il visitatore a scoprire fasi storiche che sarebbe altrimenti difficile presentare col solo ausilio delle testimonianze archivistiche. In questa parte finale, accanto a pitture e progetti per monumenti che celebrano i fatti e gli ‘eroi’ della Brescia medievale, vi sono opere che documentano alcuni edifici della città scomparsi o profondamente alterati, proprio dalla fine del XIX secolo dai restauri che hanno interessato il patrimonio architettonico medievale. Operazioni che avevano l’intento di ricostruire ‘filologicamente’ il passato, ma che in realtà rispecchiano solo in parte la veste cittadina originaria perduta. 
Oltre al percorso nelle sale di Santa Giulia dedicate alla mostra il pubblico potrà continuare la visita nelle sezioni permanenti del museo dove si trovano alcune opere che non è stato possibile spostare per ragioni conservative e di ingombro.

Il supporto di lettura della rassegna sarà fornito dal catalogo realizzato da Skira e anche in modo innovativo da una nuova guida multimediale EasyGuide, una web app che direttamente dal proprio smartphone permetterà al pubblico di ampliare la visita della mostra fuori dalle mura del museo coinvolgendo anche la città attraverso un itinerario pedonale che condurrà il visitatore in maniera autonoma e interattiva a viaggiare nella Brescia comunale e signorile.


  • Dove: Museo di Santa Giulia - Brescia
  • Quando: dal 29 Ott. al 29 Gen. 2023
  • Orario: da Mar. a Dom. 10.00-18.00
  • Prezzo: intero € 13,00; ridotto € 6,00 (Biglietto di ingresso Integrato con il biglietto del Museo di Santa Giulia).